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In
cammino... verso la felicità
Storie: le più affascinanti biografie che mai si siano lette
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Rivolgiti al Beato Tommaso M.
Fusco:
Gli Amici |
Il Brasile non era come lo conosciamo attualmente; non aveva questo nome, i suoi abitanti vivevano in modo molto differente. Esso si chiamava Pindorama, che significa terra delle palme e i primi uomini ad abitarlo furono gli “Indios”, un popolo molto diverso dagli altri per aspetto fisico e cultura. Gli “Indios” avevano carnagione bruna, capelli nerissimi e lisci, occhi a mandorla; vivevano di caccia, pesca e coltivavano alcuni vegetali. Essi lavoravano per procurarsi il solo necessario, per il giorno presente; niente accumulavano pensando all’indomani, perché credevano che gli dei provvedessero, giornalmente, ciò che era loro necessario, infatti affermavano: “Dopo la nostra morte, gli dei, che non hanno fatto mancare niente a noi, provvederanno al necessario dei nostri figli”. E ancora di piú, ciò che ottenevano, lo dividevano con gli altri membri della tribú. Amavano e rispettavano la Natura. Adoravano diversi dei, come Jaci (la luna), Guaraci (il sole) e soprattutto il dio Tupã (il tuono). Il canto e la danza “correvano” nelle vene degli “Indios”. All’inizio del 1500, dalla lontana Europa, i portoghesi sbarcarono nel territorio di Pindorama, che chiamarono “Brasile”, che vuol dire “rosso come bracia”, perché i tronchi di una specie di albero erano rosso. Questo albero aveva molto valore commerciale e i Portoghesi lo portavano fuori dal Brasile per commerciarlo. Dalla lontana Africa, poco dopo, molti africani, di pelle scura e capelli crespi, con una religione molto simile a quella degli “Indios” basata sul rispetto della Natura e sull’amore al canto e alla danza, furono condotti con la forza nel vasto Pindorama, nel Brasile, dove cominciarono a vivere con gli “Indios” e i Portoghesi. Questi tre popoli, per volere di Dio, si fusero molto bene e, da questa fusione, sorse il nuovo popolo, il popolo brasiliano. Così nacque il Brasile, terra estesa e ricca per natura e anche per gli abissali contrasti che esistono: ricchezza e povertà, grattacieli e “favelas”. Ma il popolo malgrado tutta la sofferenza continua a coltivare l’allegria del canto e la ricchezza delle danze, ereditate degli “Indios”, dai Portoghese e dagli Africani. E anche qui, nella terra baciata dal sole, nel 1967, spinta dalla forza dello Spirito Santo, la Congregazione invia le prime tre Suore: Suor Dora Iannuzzi, Suor Gianna Cappetta e Suor Silvina Lo Gatto, che hanno ereditato dal Padre Fondatore lo spirito missionario, arrivano nel Brasile nel novembre di quell’ anno. Deboli operaie, ma con una stella tra le mani, la stella ereditata da quella lontana Epifania del 1873, quando il Padre Fondatore consegnava alle sue Figlie la stessa stella che aveva ricevuto da Dio come dono per l’umanità.
Le Missionarie Sr. Gianna , Sr. Dora e Sr. Silvina dopo la consegna del Crocifisso, assieme a tutta la Comunità Un raggio di luce dalle loro mani; luce che si spande ancora oggi nel Brasile e racchiude i desideri di questo popolo nel dono che Dio offre a tutti i suoi figli: la SALVEZZA. Le nostre iniziative di sostegno
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